lunedì 2 maggio 2016

Il ritorno al mondo di tutti


C’è un tempo in cui il mondo si ferma. Almeno per una neo-mamma.

E’ il tempo in cui gli altri non esistono più; la vita sociale, con i suoi annessi e connessi, smette di avere importanza e con lei se ne vanno anche TV, telegiornali, cronache, libri. Le ore si dilatano ed è come un’eterna domenica, dove il calendario non serve, perché non ha più importanza dare un nome ai giorni, ai mesi, alle stagioni. Non è di nessun interesse se piove o se c’è il sole e puoi persino eliminare dal tuo cellulare la app con le previsioni meteo!

Il mondo, nell’accezione che fino a quel momento ha avuto questa parola, non esiste più per te che sei diventata mamma da poco. Il mondo-di-tutti, intendo. Esisti solo tu, nel tuo nuovo ruolo, il tuo bambino e i vostri ritmi, scanditi dal binomio pappa-nanna!

Nella mia esperienza di mamma questo periodo è durato molto a lungo. Un anno e mezzo lontana dal “mondo-di-tutti”, che si sono tradotti anche in un’assenza prolungata dal mio vecchio blog http://inattesadiattesa.blogspot.it/ che ho deciso di chiudere per aprire una nuova pagina, più adatta alla nuova esperienza di mamma che sto vivendo, ma che sempre sarà il risultato di quello che è stato il mio passato. Spero che entrambe le mie esperienze possano essere d’aiuto ad altre donne, mamme diventate, sognate o immaginate, e strappare loro un sorriso leggero.

Ed è così che è nato: www.lamammacheaspettavo.blogspot.it così come, il 21 maggio 2015, è nata la mia nuova vita.

Questo anno e mezzo è stato per me travolgente, sconvolgente, una rivoluzione in piena regola. Un periodo “sospeso”: come aver vissuto in una bolla di sapone.
E’ stato senza dubbio il periodo più bello e intenso della mia vita fino ad ora. Quello che avevamo sognato (e chi ha seguito il mio blog conosce la mia storia) si è avverato ed è diventato una splendida realtà, alla quale dedicarsi totalmente.
Tuttavia, indipendentemente da quanto questo non-tempo possa durare, esso inesorabilmente finisce, per tutte, in un unico e ben preciso momento: quello del temuto rientro al lavoro per la neo-mamma!
E’ il momento in cui ti rendi conto che gli altri non hanno perso l’orologio e che esiste ancora gente a cui interessa che tempo farà nel weekend!!
Quindi, eccomi qui, dopo 10 bellissimi mesi, a fare i conti con questo momento che anche per me è arrivato.

È senza dubbio un passaggio delicato, per la mamma e per il bambino, perché i neonati, sentono profondamente questo distacco, anche se non lo manifestano tutti nello stesso modo.  Pietro avverte nel profondo se ho dei pensieri diversi dal solito, se sono in ansia, triste, nervosa o preoccupata. Me lo legge nel cuore, meglio di uno psicologo, e davanti a lui e ai suoi occhioni profondi non posso fingere.
Lui ha iniziato a presentare segnali di disagio addirittura in anticipo sul mio rientro. Risvegli notturni, una o anche due volte a notte (si lo so che per la maggior parte dei bimbi è la normalità, ma stiamo parlando di mio figlio Pietro, che da quando è nato si è sempre sparato 10/12 ore di sonno filato); mammite acuta nella fascia oraria 18-21 con sguardo languido e innamorato di chi non ha occhi che per te; pianto istantaneo dopo mio allontanamento anche solo di pochi centimetri; sindrome da abbandono se lasciato fra le braccia del papà per più di 20 secondi, con conseguente confinamento della figura paterna al ruolo di semplice co- inquilino!
Devo aver covato nei giorni precedenti una angoscia profonda di cui nemmeno io ero pienamente consapevole, ma Pietro sì. Anche se non volevo ammetterlo, o se superficialmente non sembrava, io sono stata molto tesa per giorni e il mio pensiero fisso era il cambiamento che avremmo dovuto affrontare. Continuamente mi chiedevo come avrei potuto lasciare il mio bambino per buona parte della giornata, dopo 10 mesi di vita in simbiosi. Credo succeda qualcosa di simile per tutte le mamme.

Il momento più difficile in assoluto è la mattina, quando lascio il lettone caldo e ancora pieno del suo profumo e stropicciato dalle sue manine che mi cercano durante il sonno. Vorrei stare li abbracciata al suo tenero corpicino a continuare a respirarlo tutto il giorno, senza orari come facevamo prima!
Il cambiamento maggiore che ho notato in lui è l’attaccamento che ha sviluppato nei miei confronti. Parrebbe paradossale che i figli debbano attaccarsi alle mamme proprio quando loro devono staccarsene, ma forse è proprio questo che rende questo rapporto unico e speciale. L’essere sempre alla ricerca l’uno dell’altro, il pensarsi sempre e solo vicini, il sentirsi una cosa sola, pur stando lontani. Credo che sia questo che permette a entrambi di sopportare la separazione fisica.
Io senza di lui mi sento come tagliata a metà, come se mi mancasse un pezzo. Ma mi basta pensarlo per sentirlo vicino e sentirmi subito sollevata. Come a dire: lui c’è. E c’è sempre. Non è più un sogno. Posso andare ovunque, ma sarò sua madre per tutta la vita. È uno dei pensieri più ricorrenti da quando sono mamma, e forse dipende dal fatto che ho atteso tanto prima di diventarlo. Forse questa è una prerogativa di chi, come me, ha avuto modo di pensarsi non-madre per tutta la vita e ha bisogno di avere conferme continue sul fatto di esserlo.

Per alcuni versi il mio è stato un rientro burrascoso. Problemi che non starò qua a raccontare ma che hanno avuto un happy end sorprendente che ha portato tra i membri della nostra famiglia un nuovo componente: la mamma-che-lavora-part-time!
Questa grande novità ha suddiviso la mia giornata in due parti ben precise. La mattina quando sono in ufficio riesco a concentrarmi sui progetti, sulle riunioni, i meeting eccetera, e il pomeriggio quando sono con Pietro penso solo a lui e sento di avere ancora tante energie da dedicargli! La mia paura era quella di fare esattamente il contrario!
Una delle prime piacevoli scoperte è stata che il mio lavoro mi piace ancora parecchio, nonostante i tanti km che percorro per raggiungerlo! Non nascondo che ho valutato diverse alternative prima di rientrare, tra le quali quella di fare la mamma h24, immediatamente scartata per cause di forza maggiore, e quella di trovarmi un lavoro più vicino, ancora non scartata ma in stand by a data da destinarsi, date le difficoltà dell’attuale momento di crisi economica!

Ma veniamo agli aspetti drammatici che la mamma si trova bruscamente ad affrontare una volta fuori dalla bolla:

-        Il primo giorno TUTTI ti circondano di affetto, i colleghi-amici, ma anche i semplici colleghi-conoscenti, i colleghi intravisti e pure i colleghi nuovi che non conosci nemmeno: ti chiedono del tuo nanetto, vogliono vedere foto, ti chiedono quanto è stato traumatico il rientro, dando per scontato che lo sia stato.

-        Il secondo giorno QUALCUNO ti chiede come sta andando il rientro, dando per scontato che ormai non sia più traumatico.

-        Dopo tre giorni TUTTI ti salutano come se tu non fossi mai mancata e, soprattutto, anche a te sembra che sia così.
Per la serie: il fatto che io sia diventata mamma può (udite-udite) addirittura non interessare al mondo-di-tutti.

Uno dei vantaggi del lavorare molto lontano da casa è che il tragitto casa-lavoro in auto mi permette di abituarmi piano piano all’idea del distacco, senza versare troppe lacrime.
Inoltre, il fatto che in auto ci si ritaglia del tempo per se stesse, che, come tutte le neo–mamme sanno, è merce assai rara. È l’unico momento della giornata in cui si è veramente DA SOLE! Telefonate alle amiche, messaggi in chat di gruppo (dove predominano i gruppi-mamme ovviamente!), musica e addirittura notiziari alla radio trasformano il viaggio, che prima era esclusivamente un peso, in un quasi piacevole momento di pubbliche relazioni, indisturbate! E’ un contenitore quasi perfetto di tutte queste piccole occupazioni sociali che, quando si è col frugoletto, ti fanno sentire tanto in colpa e che invece così hanno uno spazio dedicato (col rischio costante di tamponare l’auto davanti in coda ma questa è un’altra storia……)
Ed ecco qui: questa è la mia nuova vita di mamma-che-lavora-part-time. Una vita dove tutto si è ribaltato.

L’autostrada, l’ufficio, i colleghi ...ogni cosa apparentemente sembra rimasta uguale a prima, gli stessi movimenti, le stesse persone, addirittura ho ritrovato gli stessi fogli di appunti nel cassetto!

Ma quella che è cambiata sono io!
Io non sono più niente di quello che ero prima. Il mio sguardo sul lavoro, anche se ho la fortuna di fare qualcosa che amo, è cambiato totalmente. Credo che rimarrà diverso finché mio figlio non sarà completamente cresciuto. Le mie priorità, l’ordine di grandezza delle cose, il peso di tutto o quasi ciò che mi circonda è cambiato per sempre con la nascita di mio figlio. È come se avessi due occhi del tutto nuovi, che mi fanno vedere il mondo irrimediabilmente diverso!

È’ lui la spinta delle mie azioni, la forza che mi da’ vitalità ed entusiasmo per affrontare la vita e le mie nuove sfide: il lavoro, gli impegni quotidiani, le relazioni con gli altri hanno un nuovo significato con gli occhi di mamma.
Il suo sguardo pieno di allegria, semplice, pura, quando mi vede tornare a casa è una potenza. È la più grande fonte di energia che abbia mai avuto dentro. È, in fondo, l’energia che fa girare il mondo: il mondo-di-tutti.

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