giovedì 20 ottobre 2016

Ruoli


Quando ero alla ricerca di un figlio sembrava interessarmi solo diventare madre.

Dimenticavo che sarei comunque stata anche moglie, figlia, lavoratrice e molto altro.

La nascita di mio figlio ha sconvolto la mia vita e i suoi ritmi. Sono stata solo mamma, per un po, perche lo si è per sempre, ma per un po' si è solo quello.

Dopo, piano piano, si torna ad essere anche tutto il resto e  si affacciano il lavoro, gli impegni, gli interessi, le incombenze, gli altri membri della famiglia.  Ed è qui che la mamma è attesa dalla sua vera sfida: reggere a questa onda d'urto che coinvolge tutte le sue sfere.

Nulla mi sembrava meno importante del lavoro, ad esempio, al cospetto del mio desiderio di maternità, quando non riuscivo a diventare madre. Invece poi ti accorgi che tu sei anche quello, che il tuo lavoro è una parte importante di te, per sentirti utile, donna e anche mamma migliore.

Mi sono accorta che le responsabilità, le difficoltà che si incontrano nel diventare genitori, il peso di questo ruolo, la paura di non riuscire a farlo nel migliore dei modi sono aspetti che prima non avevo mai preso in considerazione ma che mettono a dura prova, anche in un periodo della vita dove la felicità è evidente.

A volte la paura di non essere all'altezza ti sovrasta. A volte mi sembra di non essere preparata a niente, nonostante tutti gli anni che ho passato a sognare di diventare mamma e ad immaginare come lo sarei stata.

Eppure, mi domando spesso, ci deve essere qualcosa che la mia personale esperienza mi abbia insegnato. Qualcosa che sia valsa la mia attesa, che l'abbia resa fruttuosa, e non vana. Qualcosa che oggi, nonostante i dubbi, le domande, gli errori, le corse, gli impegni trafelati, le mille cose che faccio durante una giornata-tipo (non starò qui ad elencarle, anche perché non sono diverse da quelle di tante mamme che, come me, lavorano ed hanno anche più di un figlio), qualcosa insomma che mi spinga a guardare a me stessa, e al mio ruolo di mamma, di moglie, di figlia, di lavoratrice, di amica... con occhi diversi.

L' ho cercato quel qualcosa e mi è capitato di trovarlo un pomeriggio di qualche settimana fa.

Ero a casa dei miei genitori, a prendere Pietro, e mio padre, di fronte ad un mio cedimento ed un po' di stanchezza relativa a questo periodo incasinato mi ha regalato un gran sorriso e, senza chiedermi niente, mi ha detto: "Chicca (cosi mi chiama da quando ero piccola) - è più bello così"!

E nel dirlo ha fatto un gesto con la mano, come per contenere l'aria tra le dita.

Un gesto semplice, ma enfatizzato, alla sua maniera. Un gesto pieno di vita.

Un gesto dal quale ho colto un messaggio che voleva dirmi: goditi questi anni, cara figlia mia, che sono gli anni più belli che la vita possa regalare ad una persona, sono anni attraverso cui anche io sono passato, ho visto nascere i miei figli, li ho visti crescere ed ho costruito la famiglia che siamo diventati, seppur con difficoltà e momenti duri. Sembrava dire: goditeli perchè, credimi, volano via...e non puoi trattenerli,  come il gesto della mano che non riesce a trattenere l'aria.

Mi sono commossa pensando a questo gesto, a mio padre, e al pensiero di tutto quello che voleva dirmi. È come se mi avesse quasi invidiato, mio padre, in quel momento.

Ho visto nei suoi occhi il suo rivedersi in me, come genitore, che ha vissuto questo stesso periodo della nostra vita e lo conosce come momento intenso, carico di fatiche, le fatiche di chi cerca di costruire qualcosa insieme, ma strabordante di adrenalina, di felicità pura che scoppia nelle vene che certi giorni non sai come sfogarla tanto ti sembra esplodere.

La risposta, che per anni ho cercato in un figlio, l' ho trovata l'altro giorno, per caso, in mio padre.

Ed ora tocca a me.

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