domenica 19 marzo 2017

I dolori indelebili di una mamma

Da due giorni sono una mamma con un tatuaggio.
Me lo hanno regalato le mie amiche per i miei 40 anni.
È qualcosa che fino ad oggi non ho mai trovato interessante. Mai fino al punto di pensare di disegnarmi qualcosa per sempre  per qualche motivo su una parte del corpo.

Ho scelto di scrivere il nome di mio figlio, e non c'è altra ragione per cui avrei sopportato un tale dolore!
Si, dite quello che volete, io ho una soglia del dolore inesistente e per me è stato folle sentire la punta di un ago incidermi la pelle.

Mentre mi torturava, il tatuatore, forse vedendo la mia faccia da primipara di tatoo, e avendogli dichiarato la mia veneranda età di 40 compiuti, mi fa, con l'espressione di uno convinto di avere di fronte una sorta di rarità: "Allora? male?"
"Malissimo" rispondo. Con gli occhi chiusi.
E lui: "Be dai se hai partorito, questo dovrebbe essere niente, no?.."
"Ho fatto un cesareo -gli dico- non so come sia partorire".
Rido.
E mi viene in mente il bisturi che mi taglia la pancia dalla quale è uscito Pietro. Il freddo della sala operatoria. Il formicolio e le gambe assenti e la lavatrice...si una lavatrice piena che viene svuotata...e tirano e tirano..E non vuole uscire, e sento male, e mi scendono le lacrime e mi mettono la mascherina, forse un po' perdo i sensi, ma sono vigile. Dov'è mio figlio?  Esce o no? Ma quanto ci mette, perché io mi sto per rompere con 'sto tirare..che dolore!

"Ecco fatto"

Ah...finalmente! È nato??

"Il tatuaggio è finito!"
Ah giusto. Il tatuaggio.
È finito. Il nome di mio figlio è scritto sul mio braccio. È bello. È bello come lui.

Che buffa la mia vita. Tra i tanti lettini su cui  mi ha messo sdraiata  questo non lo avrei mai immaginato.
Proprio mai.
Finché non è nata la mamma che aspettavo.


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