mercoledì 19 luglio 2017

Il treno delle mamme

Ed eccomi qui, sopra un treno che mi sta riportando a casa dalla vacanza appena trascorsa. Sono senza mio figlio, che invece è rimasto al mare coi nonni.
È  la prima volta che lo lascio solo per più di un giorno.
È  la prima volta che sto senza di lui, per più di una notte.

Sono seduta su questo treno infame, che tradisce il mio essere mamma, e che mi fa sentire in colpa, tremendamente in colpa.

È passata solo mezz'ora da quando l'ho abbracciato un ultima volta e mi manca già da morire. Sono uscita dall' appartamento prestissimo, e mi sono sentita un verme, perché ho pensato per giorni a come gestire questo momento, a come prepararlo al meglio a questo distacco di pochi giorni, e poi, è  andata a finire che l' ho salutato  ancora mezzo addormentato e non so se completamente vigile, con quel suo faccino ciondolante e pieno di sonno. Mi è venuto un  groppo in gola e non c'è l'ho fatta, gli ho baciato nel sonno quelle sue manine abbandonate, l'ho annusato forte e gli ho appoggiato la testa sul cuoricino per infiniti minuti. Poi l'ho preso in braccio per svegliarlo, gli ho detto che mamma tornerà presto, come la mamma Gufa della sua favola preferita. Aveva gli occhi semi aperti. Mi chiedo se avrà capito, ma spesso i bambini sono sorprendenti e capiscono molte più cose di quanto pensiamo noi adulti.
Ma io mi sento in colpa lo stesso. Forse in qualsiasi modo avessi fatto.  La verità è che lui tra poco si sveglierà,  e non troverà più la sua mamma accanto a lui. Ed io mi sento male al solo pensiero.

Mi manca già il suo profumo, il suo corpicino da stringere fra le braccia, i suoi occhioni profondi, le sue grida e le sue facce buffe. So già che mi mancherà di giorno, all'ora in cui abbiamo fatto colazione al mare, o in cui abbiamo giocato a fare formine di sabbia o in cui l'ho aspettato scendere dallo scivolo. Mi mancherà l'ora della focaccia, e dei cartoni dopo il pranzo. L'ora dei piedini sciaquati prima di uscire dalla spiaggia, l'ora del gelato e della passeggiata serale rincorrendo quel suo nuovo filare in bici velocissimo.

Non so come farò ad allontanare questa mancanza lacerante in questi giorni. Io sono Pietro e lui è dentro di me da quando è nato. Anzi da prima. Molto prima.
Ho pensato tanto se fosse giusto lasciarlo qualche giorno al mare senza di me, che non ho potuto prolungare le mie ferie. Ne abbiamo parlato tanto io e il Mio, e alla fine, rassicurata anche dai nonni non ci avevo più pensato, dal momento della prenotazione fino ad oggi. Fino a questo preciso istante, non avevo capito cosa volesse dire.
Quando l'avevamo deciso non avevo riflettuto bene su tutti gli aspetti di questo allontanamento, e quasi sentivo una certa attesa per qualche giorno libero da poter passare a casa da soli io e mio marito.

Immaginavamo cenette solitarie e serate da sfruttare il piu possibile che non sarebbero capitate piu tanto presto, serate libere in cui giocare a fare i fidanzati, serate da organizzare e da riempire con....boh, chi lo sa poi davvero con cosa!!
La verità è che queste serate mi sembreranno tremendamente vuote.

Il treno si ferma. Sono arrivata a Milano.  Ora devo correre al lavoro.
Stasera sarà già martedì sera. E non appena passerà la notte sarà già mercoledì e mancheranno solo due giorni prima di tornare al mare a riabbracciare Pietro. Non vedo l'ora di addormentarmi e sperare che queste notti di solitarie follie passino veloci.

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