sabato 24 febbraio 2018

Vacanza 2017

La vacanza appena trascorsa resterà indimenticabile.  Per noi, come genitori, e spero anche per Pietro, per il quale potrebbe  essere il primo vero ricordo di un' estate che ha vissuto in prima persona.
Un'estate in montagna, fra le rocce di un paesaggio che mi è sempre appartenuto e che amo da sempre.
Finora, però, non avevo mai vissuto la montagna nell'ottica di mamma di un bambino di due anni: ed ho scoperto, grazie a Pietro, aspetti più semplici e autentici ai quali prima non davo spazio.
Il rumore di un torrente o le forme dei sassolini per esempio.
Quest'anno rispetto allo scorso, quando il suo incedere era ancora incerto, Pietro ha camminato tanto ed è stato protagonista di tutto quello che abbiamo fatto.
Fare le cose a sua misura mi ha spesso messa di fronte a tempi più lunghi e scoperte più nascoste.
I passi che prima percorrevo svelta  sono diventati più lenti, ma anche più attenti.
Forse a volte abbiamo un po' esagerato con le salite, lasciandoci prendere la mano dalle nostre mete "adulte" ,  a volte invece ci siamo concessi delle più ragionevoli passeggiate in paese o intorno a un lago,  ma il ritmo di queste giornate, seppure intense e lunghissime, non mi è mai sembrato faticoso o frenetico.
Il tempo della mia "nuova" montagna è semplicemente dilatato.
La sensazione a volte è stata quella di vivere tante giornate in una, e di andare a letto la sera esausti!
Non c'è stato molto tempo per riposarsi, nel senso in cui intendevamo questa attività prima di diventare genitori! Pietro infatti ha spesso fatto i suoi sonnellini pomeridiani nei trasferimenti in auto,  o nelle discese dai rifugi in passeggino oppure nello zaino portabimbo sulle mie spalle (raddoppiando il suo già "dolce" peso). Ha dormito persino nel seggiolino della bici!

Tuttavia torno a casa più leggera di quando sono partita. Magari non esattamente riposata, ma di sicuro piena di energie positive, di ricordi speciali e di momenti che resteranno per sempre nel mio cuore.

Con la certezza che la montagna sia un'eredità che voglio lasciare a lui come valore, come educazione, come forza di volontà, come stupore. Quello che rappresenta per me.

Torno piena dei suoi occhi entusiasti e del suo sorriso, delle sue stupefacenti nuove frasi, della sua attenzione nei confronti del mondo, del suo prendersi sempre più spazio nell'affermazione di se stesso, delle sue nuove consapevolezze e di quella sua inarrestabile e irrefrenabile voglia di crescere e fare sempre di più, da solo.

Un cammino tutto di corsa che, nonostante tutto l'allenamento  che io possa fare su queste salite, lui percorrerà sempre avanti a me.
E a me non resterà che cercare, con tutte le mie forze, di tenere il suo passo.

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