sabato 24 febbraio 2018

Il mondo insieme a te

Ho bisogno di guardarti negli occhi. Per sincronizzare il cervello. Per fare pace con me stessa. È il mio rito quotidiano . Quando ti guardo negli occhi per qualche istante in silenzio senza dire niente é come se mi si azzerasse tutto. Un reset. Come se ogni cosa andasse al suo posto. Proprio lì dove deve stare. Tu hai solo due anni e mezzo ed io a volte mi sento vecchia, perché ho superato i 40 anni. Ma non con te. Non quando sono con te, che hai cambiato le mie prospettive e l'età che mi sento.
A volte ho tante paure ma poi mi basta guardarti e....no, non spariscono, ma sento, profondissimamente, che riuscirò ad affrontarle tutte, grazie a te.
Al tuo coraggio, alla forza e vitalità che mi trasmetti.
Al mondo che mi fai vedere.

Una tranquilla domenica di paura


Vabbè diciamo che ho la tendenza a farmi dominare dalle emozioni. E premesso questo, che, in fondo in fondo, alla fine non considero un difetto, vi spiego come mi sono sentita oggi quando ho quasi affettato un dito a mio figlio tagliando il pandoro.

Era una giornata perfetta, prima di una settimana perfetta, quella di attesa del Natale, il periodo dell'anno che preferisco, quando: nel marasma generale di un pranzo  in baita tra 40 amici, mi ritrovo tra le mani il coltello dentellato del pandoro, maledetta arma del delitto, e intorno quel missile impazzito di mio figlio duenne che intrufola il suo nasino e le sue manine dappertutto.

Intrufola di qua intrufola di là, saluta questo amico, sorridi a quell'altro, affetta il pandoro e.....zac! ecco le sue ditina proprio lì sul morbido letto di pandoro, che invece di coprirsi di crema al mascarpone si ritrova sotto una fontana zampillante di sangue. (Lo avranno poi mangiato??)

Io in seguito ho disconnesso il cervello e, dopo la corsa sotto il rubinetto col dito di Pietro in mano.. (no va be era attaccato, anche se lì per lì ho pensato di dover raccogliere le falangi tra il pandoro e il mascarpone) ho iniziato a piangere come una bambina, tra lo sguardo attonito di Pietro, che aveva già smesso da ore, e dei miei amici che ..per fortuna mi conoscono e oramai non fanno caso alla mia tendenza ad enfatizzare le situazioni!!

Eppure, scherzi a parte, in certi momenti ti senti una madre di merda e pensi che tuo figlio sia piu coraggioso di te, che vai in tilt di fronte ad un po' di suo sangue.

Eppure, scherzi a parte, certe volte é una vera fortuna avere amiche che consolano tuo figlio al tuo posto, quando hai i neuroni azzerati.

Eppure, scherzi a parte, quando pensi che se tu, stasera, puoi andare a dormire senza corse al pronto soccorso e falangi di dita da cercare nel pandoro, il merito é solo ed esclusivamente suo, che, per non infierire sulla sua povera mamma,  all'ultimo secondo, ha tolto la manina da lì, proprio dove voleva frugare.

Milano

Stamattina Milano scorre fuori dal mio finestrino. Il tassista mi parla di una città che non c'è più. Io ci vengo raramente. Lo ascolto e mi viene un groppo in gola, ho lasciato Pietro un po' a malincuore dopo una giornata difficilissima come ieri. L'ho sgridato tanto e ripetuto troppe volte la mamma è arrabbiata, ed è sceso inesorabile sul mio sonno il senso di colpa. Per cose piccole, futili. Ho alzato la voce, avevo mal di testa e il problema era tutto mio. Quanto è difficile essere la mamma che vorrei. Ogni giorno mi scontro con la realtà e devo imparare un sacco di cose. Soprattutto da Pietro al quale mi sforzo invece di insegnare.
Milano mi allontana ho la testa piena di pensieri ma la canzone triste è finita e il tassista, in fondo, è simpatico. Oggi pomeriggio porterò Pietro al parco. Con questa giornata meravigliosa ci divertiremo da morire.

Vacanza 2017

La vacanza appena trascorsa resterà indimenticabile.  Per noi, come genitori, e spero anche per Pietro, per il quale potrebbe  essere il primo vero ricordo di un' estate che ha vissuto in prima persona.
Un'estate in montagna, fra le rocce di un paesaggio che mi è sempre appartenuto e che amo da sempre.
Finora, però, non avevo mai vissuto la montagna nell'ottica di mamma di un bambino di due anni: ed ho scoperto, grazie a Pietro, aspetti più semplici e autentici ai quali prima non davo spazio.
Il rumore di un torrente o le forme dei sassolini per esempio.
Quest'anno rispetto allo scorso, quando il suo incedere era ancora incerto, Pietro ha camminato tanto ed è stato protagonista di tutto quello che abbiamo fatto.
Fare le cose a sua misura mi ha spesso messa di fronte a tempi più lunghi e scoperte più nascoste.
I passi che prima percorrevo svelta  sono diventati più lenti, ma anche più attenti.
Forse a volte abbiamo un po' esagerato con le salite, lasciandoci prendere la mano dalle nostre mete "adulte" ,  a volte invece ci siamo concessi delle più ragionevoli passeggiate in paese o intorno a un lago,  ma il ritmo di queste giornate, seppure intense e lunghissime, non mi è mai sembrato faticoso o frenetico.
Il tempo della mia "nuova" montagna è semplicemente dilatato.
La sensazione a volte è stata quella di vivere tante giornate in una, e di andare a letto la sera esausti!
Non c'è stato molto tempo per riposarsi, nel senso in cui intendevamo questa attività prima di diventare genitori! Pietro infatti ha spesso fatto i suoi sonnellini pomeridiani nei trasferimenti in auto,  o nelle discese dai rifugi in passeggino oppure nello zaino portabimbo sulle mie spalle (raddoppiando il suo già "dolce" peso). Ha dormito persino nel seggiolino della bici!

Tuttavia torno a casa più leggera di quando sono partita. Magari non esattamente riposata, ma di sicuro piena di energie positive, di ricordi speciali e di momenti che resteranno per sempre nel mio cuore.

Con la certezza che la montagna sia un'eredità che voglio lasciare a lui come valore, come educazione, come forza di volontà, come stupore. Quello che rappresenta per me.

Torno piena dei suoi occhi entusiasti e del suo sorriso, delle sue stupefacenti nuove frasi, della sua attenzione nei confronti del mondo, del suo prendersi sempre più spazio nell'affermazione di se stesso, delle sue nuove consapevolezze e di quella sua inarrestabile e irrefrenabile voglia di crescere e fare sempre di più, da solo.

Un cammino tutto di corsa che, nonostante tutto l'allenamento  che io possa fare su queste salite, lui percorrerà sempre avanti a me.
E a me non resterà che cercare, con tutte le mie forze, di tenere il suo passo.